Continuando con la lettura de “Il Galateo” di Giovanni della Casa, ho trovato alcuni spunti interessanti.
Questa volta non parleremo di come si mangia, come bisogna tenere i gomiti o dove bisogna mettere il tovagliolo, ma tratteremo dei discorsi da fare, e quelli da non fare, a tavola.
Spesso una persona, cosciente della sua educazione, pensa di comportarsi in modo impeccabile a prescindere dagli argomenti trattati a tavola o dal tono di voce utilizzato.
Ecco, si sbaglia di grosso, leggete qui:
“Nè a festa nè a tavola si raccontino istorie maninconose, nè di piaghe nè di malattie nè di morti o di pestilenze, nè di altra dolorosa materia si faccia mensione o ricordo: anzi, se altri in sì fatte rammemorazioni fosse caduto, si dèe per acconcio modo e dolce scambiargli quella materia e mettergli per le mani più lieto e più convenevole soggetto; (…); conviensi adunque fuggire di favellare di cose manincorose, è più tosto tacersi.”
Giovanni della Casa, che fino ad adesso aveva parlato solo di argomenti più legati al cibo o alle posate, si addentra anche nel mondo di quali argomenti trattare mentre siamo seduti a tavola. Anzitutto non bisogna parlare di storie malinconiche, evita quindi tutti i racconti macabri, il cui unico scopo è quello di tediare l’ascoltatore perchè nessuno vuole stare a sentire certi argomenti; addirittura consiglia, se qualcuno sta portando il discorso in quella direzione, di aiutarlo a cambiare argomento parlando di cose più liete.
“(…) io udii già dire ad un valente uomo nostro vicino, gli uomini abbiano molte volte bisogno sì di lagrimare come di ridere: e per tal cagione egli affermava essere state da principio trovate le dolorose favole che si chiamarono tragedie (…).”
Viene poi citato un uomo, che della Casa stesso definisce valente, sicuro che gli uomini abbiano bisogno sia di ridere che di piangere, e per questo a tavola continuava a parlare di carestie, mutilazioni o morte. Ma Giovanni della Casa si oppone e consiglia al nipote (ricordiamoci che il Galateo si sviluppa sotto forma di dialogo tra Della Casa e suo nipote Annibale) di non farlo “è più tosto tacersi” gli scrive, piuttosto che parlare di certi argomenti mentre siamo seduti a mangiare.
Ovviamente nel 2020 non credo nessuno parli più di piaghe o pestilenze (anche se di epidemie, di quelle sì che si parla ancora), però è importante ricordarsi che c’è un luogo adatto ad ogni discorso.
La tavola è condivisione, buona educazione, allegria nello stare insieme, quindi non è il posto per trattare di argomenti macabri o funesti. Allo stesso modo bisogna sempre rispettare alcune regole, non superare mai toni di voce troppo marcati, mai gridare, mai cercare di parlare sopra le altre persone.
L’Educazione, quella con la E maiuscola, la si riconosce proprio in questi piccoli gesti.
Quindi la prossima volta che volete parlare di un particolare nefasto o nauseabondo con gente intorno a voi che mangia, ripensateci; quando vi verrà da gridare o da urlare a tavola, qualunque sia il motivo, non fatelo. La tavola non è il posto adatto: fate in modo che sia solo felice condivisione, buona educazione e gioia di stare insieme.
Alla prossima puntata! Se ti sei perso gli altri capitoli li puoi rileggere qui.
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